Storia e geopolitica della crisi ucraina. Dalla Rus’ di Kiev a oggi di Giorgio Cella

Carocci editore@Studi storici.

Oltre 300 pagine, fittamente scritte. Non è un libro per tifoserie di stile calcistico. Piuttosto fa pensare al Manzoni che nel cap. I° dei Promessi Sposi scrive: “Ragione e torto non si dividono mai con un taglio così netto, che ogni parte abbia soltanto dell’una o dell’altro”.

Una certezza c’è. Russia, Bielorussia ed Ucraina hanno una madre comune “La Rus’ di Kiev”, stato alto medioevale fondato da mercanti vichinghi lungo le rive del grande fiume Dnieper. Ma l’essere fratelli non esclude anche momenti di contrasto, rancore, odio. È su questi aspetti che lo scrittore si sofferma a lungo nel tentativo di farci capire come e perché, in una Europa che sembrava aver relegato la guerra “guerreggiata” in paesi lontani, due popoli si massacrano in uno scontro che sembra non avere via di uscita.

Ne parleremo il giorno 22 giugno alle ore 18 con il prof. Antonio Martino.

(ingresso libero fino ad esaurimento posti)

Prossimo incontro previsto per giovedì 29 giugno alle ore 18.00

Gabri ha una madre bella e frivola, più interessata ai suoi flirt che a prendersi cura delle due figlie. Nel corso degli anni, Gabri ha osservato con odio e rancore il mondo degli adulti, che non le hanno dato né insegnato nulla, costruendo la sua vita sull'assenza d'amore. Ma il tempo è dalla sua parte. Quasi all'improvviso, la bambina taciturna e scostante si trasforma in un'adolescente piena di fascino e gioia di vivere. Forte del potere della giovinezza, Gabri può ora prendersi le sue piccole e grandi rivincite, per giungere alla partita finale con la nemica di sempre. L'odio e l'orgoglio sono i veri protagonisti di questo romanzo di formazione, pubblicato nel 1928 su una rivista letteraria con lo pseudonimo Pierre Nerey (ottenuto dall'anagramma di Irene: Nerey). L'uso di un nome diverso e molti degli elementi narrativi rivelano il carattere dolorosamente autobiografico dell'opera: impossibile non ritrovare nel ritratto impietoso della donna egoista e infedele la madre dell'autrice, che era solita parlare di lei come della "nemica". Secondo romanzo di Irene Némirovsky, mai apparso finora in volume singolo e inedito in Italia, "La nemica" si caratterizza come un atto di rivincita, teatro di sentimenti contraddittori, il cui groviglio potrà sciogliersi e trovare la propria catarsi soltanto nella sua drammatica conclusione.

 

 

Prossimo incontro previsto per giovedì 25 maggio alle ore 17.30

Germania, 1933. Due sedicenni frequentano la stessa scuola esclusiva. Uno è figlio di un medico ebreo, l'altro è di ricca famiglia aristocratica. Tra loro nasce un'amicizia del cuore, un'intesa perfetta e magica. Riuscirà a non essere spezzata dalla Storia? Racconto di straordinaria finezza e suggestione, «L'amico ritrovato» è apparso nel 1971 negli Stati Uniti ed è poi stato pubblicato in tutto il mondo con unanime, travolgente successo di pubblico e critica. «Un'opera letteraria rara», lo ha definito George Steiner sul "New Yorker". «Un capolavoro», ha scritto Arthur Koestler nell'introduzione all'edizione inglese del 1976. «Un libro che assilla la memoria... una gemma», «Un racconto magistrale», hanno fatto eco "The Sunday Express" e "The Financial Times" di Londra. E infine "Le Monde" di Parigi: «Uno dei testi più densi e più puri sugli anni del nazismo in Germania... Tra i romanzi più belli che si possano raccomandare ai lettori, dai dodici anni in su. Senza esitazione»

Prossimo incontro previsto per giovedì 27 aprile alle ore 17.30

L'acqua ha sommerso ogni cosa: solo la punta del campanile emerge dal lago. Sul fondale si trovano i resti del paese di Curon. Siamo in Sudtirolo, terra di confini e di lacerazioni: un posto in cui nemmeno la lingua materna è qualcosa che ti appartiene fino in fondo. Quando Mussolini mette al bando il tedesco e perfino i nomi sulle lapidi vengono cambiati, allora, per non perdere la propria identità, non resta che provare a raccontare. Trina è una giovane madre che alla ferita della collettività somma la propria: invoca di continuo il nome della figlia, scomparsa senza lasciare traccia. Da allora non ha mai smesso di aspettarla, di scriverle, nella speranza che le parole gliela possano restituire. Finché la guerra viene a bussare alla porta di casa, e Trina segue il marito disertore sulle montagne, dove entrambi imparano a convivere con la morte. Poi il lungo dopoguerra, che non porta nessuna pace. E così, mentre il lettore segue la storia di questa famiglia e vorrebbe tendere la mano a Trina, all'improvviso si ritrova precipitato a osservare, un giorno dopo l'altro, la costruzione della diga che inonderà le case e le strade, i dolori e le illusioni, la ribellione e la solitudine. Una storia civile e attualissima, che cattura fin dalla prima pagina.

Eroe o carnefice, bandito o brigante sociale?

Subito dopo l’unificazione, l’Italia si trovò a combattere una vera e propria guerra civile, quella per il mezzogiorno.

Tra i protagonisti: Emilio Pallavicini di Priola, generale, e Carmine Crocco, brigante.

Erede della nobiltà di spada, il primo, militare di carriera nell’esercito piemontese, protagonista di tutte le guerre risorgimentali, fu esperto nelle  operazioni di controguerriglia, ancora studiato in molte  Accademie militari.

Il secondo, pastore, soldato, ultimo erede della antica  tradizione del banditismo rurale dell’Italia meridionale,  guidò il brigantaggio filoborbonico e tentò di trasformare una confusa  guerra di bande in guerriglia, anticipandone aspetti che avranno fortuna nel XX secolo. 

Carmine Pinto, professore ordinario di storia contemporanea  presso l’Università di Salerno, intreccia, fin dall’infanzia, la vita dei due personaggi, raccontandoci degli anni del risorgimento, storie che sono  ancora vive nell’Italia del Sud e non solo.

Ne discuteranno, il giorno 13 Aprile 17.30, presso la biblioteca comunale, Martino Antonio e Maria Scerrato.

 

Salernohttps://it.wikipedia.org/wiki/Carmine_Pinto

https://www.youtube.com/watch?v=ihX9cqnCUw4

https://www.youtube.com/watch?v=Lrr9NONHQDw

Prossimo incontro previsto giovedì 30 marzo ore 17.30

James ha 18 anni e vive a New York. Finita la scuola, lavoricchia nella galleria d’arte della madre, dove non entra mai nessuno: sarebbe arduo, d’altra parte, suscitare clamore intorno a opere di tendenza come le pattumiere dell’artista giapponese che vuole restare Senza Nome. Per ingannare il tempo, e nella speranza di trovare un’alternativa all’università («Ho passato tutta la vita con i miei coetanei e non mi piacciono granché»), James cerca in rete una casa nel Midwest dove coltivare in pace le sue attività preferite – la lettura e la solitudine –, ma per sua fortuna gli incauti agenti immobiliari gli riveleranno alcuni allarmanti inconvenienti della vita di provincia. Finché un giorno James entra in una chat di cuori solitari e, sotto falso nome, propone a John, il gestore della galleria che ne è un utente compulsivo, un appuntamento al buio... I puntini di sospensione sono un espediente abusato, ma in questo caso procedere oltre farebbe torto a uno dei pochi scrittori sulla scena che, come sa bene chi ha amato «Quella sera dorata», chiedono solo di essere letti. Anticipare le avventure e i pensieri di James rischierebbe di mettere in ombra la singolare grazia che pervade questo libro, e da cui ci si lascia avvolgere molto prima di riconoscere, nella sua ironia inquieta e malinconica, qualcosa che pochi sanno raccontare: l’aria del tempo.

Mercoledì 15 febbraio alle ore 17.30 partirà “Il Circolo di Storia”, appuntamenti dedicati ai grandi temi delle vicende storiche, narrate attraverso la conoscenza di un testo specifico. Sarà l’occasione per conoscere, dibattere e commentare fatti, personaggi ed avvenimenti centrali della nostra storia. Gli incontri, come sempre, saranno liberi ed aperti a tutti gli appassionati di storia; chiunque potrà proporre e presentare un libro che ritiene particolarmente interessante.

Iniziamo, appunto, mercoledì 15 c.m. con la presentazione, a cura di Antonio Martino, del libro “La guerra per il Mezzogiorno. Italiani, borbonici e briganti 1860 – 1870” di Carmine Pinto.